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Thyroid Surgery


Dr. Alessandro Finelli MD- PhD                Tel. +39-0817807943  email : dr.alessandrofinelli@yahoo.com

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Thyroid Surgery : Microsurgical Technique - sparing Recurrent Nerve

Microsurgical Autograft of Parathyroid Gland


 


 

Thyroid Surgery  - 1980 - 2020


Indice


 

INTRODUZIONE ………………………………………………………PAG. 1

ANATOMIA E FISIOLOGIA………………………………… “   4

PATOLOGIA NODULARE…..………………………………… “   7

TERAPIA ……………………………..………………………………… “  30

GOZZO MULTINODULARE….………………………………… “  32

ADENOMA TOSSICO ………..………………………………… “  33

NODULO CISTICO …………..………………………………… “  37

NODULO NEOPLASTICO ….………………………………… “  38

BIBLIOGRAFIA…………………..………………………………… “  46

ICONOGRAFIA INSERITA NEL TESTO


 

INTRODUZIONE


 

Trattare la patologia nodulare della tiroide è certamente un intento ambizioso e non scevro da

difficoltà considerata la vastità dell’argomento e l’evoluzione che ha subito negli ultimi anni l’andamento epidemiologico e prognostico di tale tipo di patologia

A  tale  proposito  basta considerare il notevole  aumento  della incidenza delle tireopatie ed particolar mododi quelle nodulari che destano le maggiori difficoltà diagnostiche.

Ciò è da imputare in parte ad un reale aumento della frequenza di tali patologie soprattutto di quelle

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neoplastiche, ed in parte il fenomeno è conseguenza del miglioramento qualitativo e quantitativo delle indagini diagnostiche . consapevole che la presente trattazione  non potrà ampiamente soddisfare coloro i quali si attendono una completa esposizione dell’argomento , il   lavoro è orientato verso la elaborazione  del principale problema che deve suscitare nel medico un nodulo   tiroideo.

“È UNALESIONE MALIGNA? SEE’UNALESIONE BENIGNA HA

UNA QUALCHE POSSIBILITA’  DI EVOLVERE IN CANCRO?”

Certamente  nel trattare la strategia diagnostica e  terapeutica dei noduli tiroidei non si può sorvolare    sul ruolo che tali tecniche  svolgono nell’ambito della prevenzione secondaria  delle neoplasie tiroidee.

Oggi grazie a tali indagini possiamo effettuare screening

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di massa e depistare soggetti a rischio in base a  criteri quali : l’età ,  la eventuale esposizione a   radiazioni, una pregressa storia di tiroidite , la   familiarità ( vedi ca  midollare della tiroide) così da     porre diagnosi precoce   ed ottenere poi  un migliore    risultato terapeutico.

Altro campo di apllicazione di tali indagini è lo studio   del follow – up postchirurgico;  infatti  con la    scintigrafia  , ecografia , termografia , aspirazione con   ago sottile (FNAB) , dosaggio degli ormoni tiroidei e tireoglobulina possiamo valutare la reale efficienza  terapeutica , seguire il decorso clinico , individuare   precocemente  eventuali recidive della malattia  ed   orientare la terapia.

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ANATOMIA E FISIOLOGIA

La tiroide è una ghianfola endocrina a struttura    follicolare situata nella regione sottoioidea del collo    la sua principale funzione   è quella di produrre  gli  ormoni  T3  -  T4 che interferiscono  con il metabolismo  cellulare, lo sviluppo e la maturazione dell’organismo e con la differenziazione tessutale.

Funziona secondaria , ma non certo di minore importanza è esplicata dalle cellule C-parafollicolari di origine   neuroectodermica  ( cellule Apud)    che producono

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Calcitonina , un ormone che regola il metabolismo    del calcio.

La ghiandola consta di due lobi uniti da un istmo che   passa dinanzi al 2* - 3* anello tracheale ;   dall’istmo  può anche originare il lobo piramidale  di MORGAGNI  che risale fino alla radice linguale  e rappresenta  il  residuo del dotto tireoglosso.

L’unità morfofunzionale della tiroide  è il follicolo ;  questo all’interno presenta  una sostanza amorfa  , la   colloide, di natura  glicoproteica  da cui  i tireociti    producono  ormoni tiroidei.

Questi ultimi vengono immessi  in circolo attraverso i capillari  della membrana basale  ed a livello periferico agiscono sugli  organi bersagli.

Infine dobbiamo ricordare  che la tiroide come tutte ghiandole  endocrine è sotto il fine controllo dell’asse

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Ipotalamo-ipofisario ; infatti gli ormoni tiroidei  sono  prodotti e secreti   sotto la influenza  del TSH     ipofisario  che agisce direttamente sui tireociti.

La secrezione ipofisaria  del TSH  a sua volta  controllata  dall’ipotalamo tramite la produzione di TRH; inoltre con un meccanismo  a FEEDBACK  gli stessi ormoni  tiroidei agiscono a livello ipofisario  ed ipotalamico  autoregolando la loro produzione  in funzione  delle  nostre esigenze biologiche .

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PATOLOGIA NODULARE

Quando parliamo di nodulo tiroideo abbracciamo un    ampio capitolo della patologia tiroidea.

Iniziamo subito col precisare  che secondo molti autori   non esiste  una netta differenza   tra patologia   multinodulare  e nodulo solitario ; infatti spesso noduli  clinicamente identificati come solitari solo al tavolo operatorio od ancora oltre solo all'’same istologico   risultano essere gozzi multinodulari.

Inoltre da recenti studi (MC Call, 86) sembra che  la    più temibile  complicanza della patologia nodulare e cioè

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La degenerazione  naligna  si manifesta  sia nella   patologia  nodulare solitaria  vhe multipla con una differenza  di incidenza non significativa ;  perciò oggi  il medico ed ancor più il chirurgo deve porsi  nei      confronti  di tali due forme cliniche della patologia  nodulare con lo steso approccio clinico terapeutico.

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È  giusto riportare  all’inizio tale schema poiché esso  brillantemente  rappresenta il corretto approccio  clinico  al quale ogni medico deve rifarsi quando si imbatte  in    un nodulo tiroideo.

Tuttavia non bisogna pensare che in tale modo possiamo sempre superare  gli insormontabili problemi diagnostico     che può creare un nodulo tiroideo; problemi  che spesso  trovano  la loro risoluzione  al tavolo operatorio  con   l’esame estemporaneo od  ancora oltre all’esame     istologico  del reperto chirurgico.

La ANAMNESI in questo caso come in ogni altro campo  della medicina svolge un ruolo chiave per giungere  alla corretta diagnosi  ma soprattutto fornisce  al medico spunti per poi  proseguire  nel giusto iter  diagnostico.   Dalla anamnesi è importante conoscere  l’età ed il sesso   del paziente per le strette relazioni che sussistono   tra

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natura patologica del nodulo tiroideo  e tali fattori .  Sappiamo infatti che la patologia neoplastica della    tiroide incide maggiormente nel sesso femminile  (rapporto M/F =1:7) e nelle età estreme (<20 anni >60   anni).

Tuttavia prima dei venti anni in età prepubere  è anche frequente la patologia flogistica della tiroide  la quale   però  generalmente si manifesta  in maniera diffusa  ed  allora vedremo come l’esame obiettivo  sarà dirimente per  fare diagnosi differenziale  considerando le diverse    caratteristiche fisiche delle due lesioni.

Con l’anamnesi è importante risalire ad un eventuale  esposizione  del paziente ad irradiazioni del collo e\o   capo oppure  ad una pregressa tiroidite  soprattutto se  contratta in età prepubere  poiché molti studi (ROSEN-  DEACONSON –DE GROTT – CERLETTY) hanno messo in


 

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Relazione il Ca tiroideo con tali fattori di rischio.    Possiamo inoltre farci  un’idea sulla storia evolutiva e sui caratteri della affezione : periodo e modalità  d’insorgenza , evoluzione , sintomatologia ecc…… .  All’anamnesi deve far seguito un accurato ESAME OBIETTIVO

Del malato; a tale proposito dobbiamo ricordare che questo esame è dotato di una certa soggettività    e soprattutto i chirurghi danno ad esso un valore  soltanto   relativo.

La sua attendibilità è stimata intorno al 38 % e ciò non    per la incapacità  del medico nel ricercare i noduli   tiroidei ma per la effettiva impossibilità del loro reperimento considerandone le esigue dimensioni; ciò è    comprovato dal fatto  che molti noduli definiti  clinicamente solitari all’esame istologico si rilevano   essere gozzi multinodulari.

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Ricordiamo che per gozzo la OMS intende ogni tumefazione tiroidea le cui dimensioni  supera quelle della falange      distale del pollice del paziente.

Per tale ragione anche un nodulo solitario con  le suddette  caratteristiche deve essere considerato gozzo.

Per essere tutti concordi sulla definizione  della entità di un gozzo possiamo rifarci alla seguente   classificazione  in stadi .


STADIO 0a

Assenza di gozzo

STADIO 0B

Gozzo valutabile solo con la palpazione  ma non   visibile anche a capo iperesteso.

STADIO I

Gozzo palpabile  e visibile solo a capo iperesteso .

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STADIO II

Gozzo visibile con collo in posizione normale (palpazione non necessaria per metterlo in      evidenza)

STADIO III

Gozzo molto grande visibile anche a distanza


Comunque l’esame clinico non deve limitarsi allo studio  della sola ghiandola  tiroide ma deve comprendere una  accurata valutazione di eventuali disturbi sistemici a  carico dei vari apparati che maggiormente ne risentono  di  una eventuale situazione  di iper-ipofunzione tiroidea  (SNC – Apparato cardiocircolatorio ecc…)

Per tale ragione ha un certo senso eseguire  di routine  esami laboratoristici rivolti a saggiare  la funzione     biologica  della tiroide; andiamo così a dosare il TSH,

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T3-T4, FT3-FT$, calcitonina , tireoglobulina ed anticorpi antitiroide (antitireoglobulina ed antimicrosomiali)   .

Tutto ciò oggi è reso possibile dai progressi della   medicina nucleare la quale permette il preciso dosaggio       di tali sostanze  nel siero con test radioimmunologici   (RIA- Test).

Un cenno particolare qui merita la funzione del dosaggio  della tireoglobulina e della calcitonina ; quest’ultima  è   un indice molto valido  per fare diagnosi di Ca midollare  della tiroide  il quale prende origine dalle cellule C-Parafollicolariche producono questo ormone     ipocalcemizzante.

Il dosaggio della calcitonina permette anche di    monitorare la terapia di questo tumore ; a tale scopo   risultati incoraggianti offre  il dosaggio  della   tireoglobulina  con cui possiamo valutare  il risultato

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della terapia chirurgica  in caso  di patologia    neoplastica .

Generalmente  si assiste ad un suo picco nelle 24 h   successive  all’intervento  ma poi i suoi valori vanno   progressivamente  riducendosi fino a normalizzarsi.

(V.N. = 0.52 ng/ml) nei 30 giorni successivi allo  intervento . Tali valori  possono essere controllati nel follow-up del paziente,  infatti in caso di recidiva  della patologia  essi aumentano ancor prima della  manifestazione clinica  consentendoci  di fare una   diagnosi precoce  ( Di Filippo).

L’esame fisico della tiroide comprende due momenti   fondamentali:


  1. ISPEZIONE
  2. PALPAZIONE

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Con l’ispezione valitiamo la presenza della tumefazione  e lo stato della cute che la ricopre  poiché in  caso   di tiroidite questa si presenta edematoso, traslucida,  iperemica, rossa e calda al termotatto[Provenzale- Finelli].

I dati semeiologici più dirimenti  si ricavano  con la   palpazione che non dovrà essere  limitata alla sola  ghiandola  ma a tutto il collo per ricercare un  eventuale interessamento linfoghiandolare poiché quest è un segno  molto importante quando si sospetta una   neoplasia.

Con la palpazione consideriamo la forma , le dimensioni,   la consistenza , la dolorabilità e la mobilità rispetto    ai piani sottostanti del nodulo ed eventualmente   dei   linfonodi satelliti così da poter  fare d.d.    tra   neoplasia e tiroidite.

A tale scopo il TAB I sono riportati i caratteri

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Semeiologici che distinguono i due tipi di lesione . Dopo un accurato  esame obiettivo l’iter diagnostico     continua con una SCINTIGRAFIA.

Su tale indagine vi sarebbe molto da scrivere,  cominciamo col precisare  che essa, come la ecografia che le fa seguito  nell’iter diagnostico , non ci da   informazioni sulla natura del nodulo riroideo.

La scintigrafia può essere eseguita con TC 99  pertectonato  o con lo Iodio nelle sue varie forme     isotopiche ; il TC 99 ci fornisce prevalentemente   informazioni morfologiche  della ghiandola , poiche  viene   captato  ma non organificato per cui evidenzia  solo il   trapping .

Lo iodio (I-131; 125; 123) essendo organificato può essere usato anche per lo studio funzionale  della ghiandola ; tuttavia esso è dotato di una lunga emivita,

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inoltre lo I – 131 è caratterizzato non solo da una  Beta emittenza che poi è quella a noi necessaria ai fini    della rilevazione  con la -camera senza che ne derivano   danni biologici al paziente,  ma è dotato anche di una B-  emittenza  che si rende responsabile  dei gravi effetti    biologic che questa indagine comportper la esposizionead una irradiazione  significativamente   pericolosa. Comunque  questo isotopo radioattivo  dello Iodio  grazie a questa sua caratteristica può essere    usato per eseguire una terapia radiometabolica   del ca  tiroideo o meglio ancora  delle recidive metastatiche     dopo tiroidectomia totale

Viceversa  il TC 99  per la sua breve emivita ( circa 6h) ed  essendo sprovvisto di B-emittenza  si presta bene allo  studio  scintigrafico della tiroide . Con tale esame   distinguiamo noduli freddi ipocaptanti da noduli caldi

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Ipercaptanti; un discorso a parte merita l’uso della   scintigrafia  con indicatori positivi.

Quest’ultima  indagine va proposta  solo quando si  sospetta  la malignità del nodulo , a tale scopo si usano  indicatori positivi (SE 75 metionina;  CS 137, TL 201) di  cellularità; tra questi quello che sembra dare       risultati promettenti è il TL 201.

Malgrado all’inizio tale esame avesse creato grande    entusiasmo  ci si è dovuti poi ricredere sul suo valore    poiché è risultato essere dotato  di una bassa    sensibilità essendo elevato il numero di falsi negativi   che sfuggono alla rilevazione ; per questa ragione  oggi  ad esso  viene  preferito l’esame FNAB che sembra essere     più attendibile  ( 80% di sensibilità contro il 50%) .

Giunto a questo punto dell’iter diagnostico il medico     può trovarsi dinanzi ad un nodulo caldo od un nodulo

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freddo od ad un gozzo multinodulare.

Nel primo caso il sospetto  che nasce è quello  di   trovarsi dinanzi ad un adenoma tossico ( M. di PLUMMER), allora  occorre subito uno studio dei parametri tireometabolici (T3, T4, FT3, FT$).

Questi raramente sono aumentati e correlati ad un      corredo  sintomatologico  che depone per una diagnosi   sicura di adenoma tossico.

Nel più dei casi  e soprattutto in età senile (CALIFANO) un nodulo caldo si associa ad un quadro tireometabolico   normale ed  allora riveste  una grande importanza eseguire  il test al TRH per valutare  la risposta ipofisaria  e stabilire  se la lesione tiroidea è indipendente  o meno   dalla regolazione  dell’asse ipotalamo-ipofisario..

Quando col test al TRH abbiamo una normale risposta  del   TSH possiamo essere  certi di trovarci dinanzi ad  un

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Nodulo eutiroideo mentre  se il TSH non aumenta possiamo fare diagnosi  di adenoma pretossico.

Ben diverso è il discorso quando alla scintigrafia   repertiamo un nodulo freddo od un gozzo multinodulare   poiché questi ci riportano  alla grande problematica     della patologia nodulare  e cioè la possibile   degenerazione in cancro che sembra avvenire nel 7-37%   dei casi  secondo le varie casistiche.

In passato si riteneva che la incidenza del cancro fosse   maggiore  nel nodulo solitario  rispetto al gozzo    multinodulare  ma recentemente in letteratura si discute   molto su tale argomento.

Un recente studio di MC CALL ( dic. 86) mette in   evidenza  come non sembra sussistere una significativa   differenza  d’incidenza  del cancro nelle due forme  di  patologia .

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L’autore in un periodo di studio di 22 anni ha  selezionato  da un campione di 442 pazienti    tiroidectomizzati  69 pazienti con gozzo multinodulare  clinicamente evidente e 96 pazienti  con nodulo solitario  freddo accertato all’esame istopatologico .

In tali soggetti egli rileva la incidenza all’esame   istopatologico di Ca ed ottiene i risultati riportati in TAB II e III.

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Dalle tavole possiamo dedurre che non c’è significativa differenza tra la incidenza di Ca nel nodulo solitario   (17% su 96 pazienti) ed il gozzo multinodulare (13% su  69pazienti) per cui in entrambi i casi il medico  dovrà  proseguire con un attento e cauto iter diagnostico   e terapeutico.

Comunque dinanzi ad uno o più noduli freddi  alla   scintigrafia bisogna proseguire con la  ecografia;   anche    l’esame con ultrasuoni però come suddetto  non ci darà  informazioni sulla natura biologica  della lesione ma    solo nozioni sui suoi caratteri fisici.

La lesione può apparire  con aspetto cistico transonico    (anecogeno) e con rinforzo di parete posteriore  avendo   contenuto liquido  oppure può presentarsi con aspetto     solido iperecogeno.

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Il reperimento di una lesione cistica non è segno di    benignità infatti vedremo come esistono precisi criteri   che andranno attentamente valutati nella fase successiva    dell’iter diagnostico per escludere la malignità di una   lesione cistica  ( ROSEN , 86).

Sia quando ci troviamo  innanzi ad un nodulo cistico, sia  quando il nodulo è solido il nostro approccio clinico   strumentale  termina con una agoaspirazione  con ago  sottile  così da eseguire un esame citologico 8FNAB) . Malgrado l’alto tasso di falsi negativi (50% circa) il       più degli autori   ritiene elevato l’indice di  attendibilità  di questa indagine  stimata essere  circa dell’80%;  comunque ciò non deve far pensare  che essa  ci   porti sempre  ad una diagnosi definitiva e corretta . Come precedentemente  accennato in molti casi  il problema    diagnostico di un nodulo tiroideo   viene risolto solo al

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tavolo operatorio con l’esame estemporaneo  oppure  con lo   studio istopatologico del reperto chirurgico.

La diffusione del FNAB è da ricondurre al  perfezionamento  tecnico con cui oggi esso viene    eseguito; infatti non si usano più aghi tipo SILVERMAN  o TRU-CUT  che rendevano molto cruenta l’indagine , bensì si usano aghi sottili di siringa  (n.21-27 ma in alcuni  casi è stato usato anche il n.18 G). Il prelievo viene eseguito in anestesia  locale con capo iperesteso , dopo    di ciò se ne studia  l’attività proliferativa  con vari  metodi; uno di questi metodi è quello di KRISHNAN  con   cui si valuta il flusso citometrico  della lesione. A   tale scopo studiamo le fasi G0- G1- S e G2-M del ciclo cellulare , la combinazione delle fasi S e G2-M  ci può  dare valide informazioni sul livello proliferativo  della    lesione.

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Quando una lesione tiroidea si presenta con aumentata  attività cellulare  possiamo ritenere questa ad alto    rischio di malignità  mentre se la  cellularità è bassa   con ogni probabilità si tratta di un nodulo benigno.   Anche le lesioni nodulari cistiche  si avvalgono   dell’ago-aspirazione con ago sottile  la quale qui svolge  un ruolo oltre  che diagnostico anche curativo. Riguardo       la patologia cistica la letteratura e alquanto esigua ,   tuttavia un recente lavoro di ROSEN va ricordato dal momento che ottimamente chiarisce il ruolo che svolge  l’esame FNAB nei confronti  della patologia cistica .   Qui  come prima ricordato  l’agoaspirazione può risultare un    vero e proprio presidio terapeutico  poiché con  essa    riusciamo a svuotare le cisti anche definitivamente    (cisti benigna).

Tuttavia il chirurgo non può fermarsi qui ma deve

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considerare taluni criteri che gli permettono di   escludere una lesione neoplastica soggiacente alla  cisti. Per questa ragione e importante che il liquido    aspirato ( generalmente 10 ml)  dopo   filtrazione    nucleoporica venga centrifugato e sul sedimento  poi   andremo a cercare cellule  maligne con la colorazione   di  PAPANICOLAU (PAP TEST) . ROSEN  ha ben identificato nel suo lavoro  i criteri che devono indurre  a sospettare la malignità di un nodulo cistico ; egli  presenta un    campione  di 60 pazienti eutiroidei  con nodulo freddo  ipofunzionante selezionati per la chirurgia  i cui     criteri  di evidenza di malignità sono  basati  proprio     sull’esame FNAB.

Tali criteri sono principalmente quattro:

  1. Ilfluido aspirato ha evidenze citologiche  di

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Manifesto cancro o marcata cellularità nel   sedimento.

  1. Cisti che non si svuota completamente dopo   aspirazione.
  2. Cisti che precocemente si riforma  dopo    apparente  adeguata aspirazione .
  3. Ricorrenza della cisti dopo almeno due    aspirazioni con intervallo di tre settimane ..

A questi criteri poi si devono aggiungere i classici     criteri clinici :

  1. Nodulo con diametro > 3cm che recidiva dopo  decompressione:
  2. Noduloche presenta fluido emorragico(?);
  3. Storia di pregressa  irradiazione al collo :

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4.Linfoadenopatia laterocervicale

Dunque con tali criteri  ROSEN seleziona i suoi 60   pazienti e li invia alla terapia chirurgica dopo aver   eseguito una terapia tireosoppressiva .

I risultati da lui ottenuti dopo esame istologico  dei   reperti operatori sono riportati in TAB IV .

Da questo risultato se ne deduce  che malgrado tale  indagine sia  poco sensibile  tuttavia  è dotata  di una   specificità significativa e come tale può  essere   proposta quale esame di routine per selezionare pazienti da inviare al chirurgo dal momento che come vuole    dimostrare il lavoro il tasso di incidenza di Ca in  pazienti  così selezionati è alquanto elevato (75%).

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TERAPIA

Considerato lo scottante problema  che rappresenta il   nodulo tiroideo possiamo affermare che la sua terapia  è   orientata prevalentemente verso la chirurgia e ciò vale  soprattutto per il nodulo freddo  che ha una maggiore    probabilità  di degenerare in cancro (7-3% dei casi)  .    Oggi la terapia  radiometabolica con I 131 è riservata a   quei casi di recidive metastatiche  di cancro dopo   tiroidectomia totale.

La terapia medica  invece è indicata nelle fasi iniziali dell’adenoma tossico ( Stadio pretossico) quando cioè    tale patologia  ben risponde al trattamento conservativo .   Il repertorio tecnico a disposizione del chirurgo  è   alquanto vasto . La scelta tecnica deve essere sempre   guidata dalle esigenze del caso ed in ciò il chirurgo

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deve esprimere  tutta la sua abilità ed esperienza di  clinico .

Gli interventi  che possono essere eseguiti sono:

  1. Enucleazione – enucleoresezione

(patologia cistica)

  1. Lobectomiasubtotale

( come sopra SOSEN ZANNINI)

  1. Tiroidectomiasubtotale

(gozzo multinodulare)

  1. Tiroidectomiatotale

( Neoplasie)

  1. Lobectomiatotale
  2. Tiroidectomiaallargata

( neoplasie stadi avanzati)

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GOZZO MULTINODULARE

  1. )Terapiamedica  tireosoppressiva con L-T4
  2. )CHIRURGIA  ( Tiroidectomia subtotale)

INDICAZIONI

  1. altorischio di cancro ( associazione ad irradiazioni, età , altacellularità linfonodi , ecc.)
  2. disturbiestetici
  3. fenomenicompressivi
  4. estensionetoracica e retrosternale
  5. mancatarisposta a terapia medica.

CONTROINDICAZIONI

  1. condizionigenerali scadute
  2. etàavanzata

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  1. assenzadi fenomeni compressivi

ADENOMA TOSSICO

  1. PRETOSSICO= vigile attesa  ----terapiamedica
  2. TOSSICO                terapia chirurgica

Terapia Medica

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Terapia chirurgica

INDICAZIONI

  1. mancatarisposta di terapia medica
  2. sospettadegenerazione maligna
  3. Adenomapretossico con alterati parametri  tireometabolici.

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CONTROINDICAZIONI

  1. Etàavanzata
  2. Disturbicardiovascolari
  3. Condizionigenerali debilitanti

La chirurgia del nodulo caldo può presentare solo due complicanze :

  1. Unipotiroidismo da mancata ripresa funzionale  del parenchimaghiandolare circostante la lesione.   Ciò  avviene  soprattuttoquando l’adenoma tossico è  datato da lungo tempo per cui si èavuta una    prolungata inibizione del parenchima sano:  dunquetale situazione  non scaturisce da errore  tecnico   del chirurgo.

Questi  dunque deve essere premunito contro tale

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evenienza la quale richiede nel post operatorio    l’esecuzione di una terapia sostitutiva con L-T4 .    A tale  scopo prima  di intervenire bisogna eseguire   un esame scintigrafico con test di stimolazione  al  TSH  ( Test all’Ambinon)  al fine di saggiare   la   risposta  del parenchima residuo quando ritorna    sotto il controllo dell’asse ipotalamo –ipofisario.

  1. Unacrisi tireotossica nelle 24 h successive all’interventoconseguenza della  manipolazione    chirurgica dell’adenomatossico  che comporta la    immissione in circolo di ormonitiroidei.

Anche contro tale situazione il chirurgo  deve  essere premunito assicurando una assistenza  cardiocircolatoria  dal momento che tale apparato è   quello che maggiormente risente di tale  situazione

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( uso di B- bloccanti)

NODULO CISTICO

  1. Enucleoresezione
  2. Lobectomiasubtotale
  3. Lobectomiatotale ( ROSEN)

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NODULO NEOPLASTICO

Una trattazione più approfondita merita tale sezione   dell’elaborato; bisogna infatti considerare che esistono  ancora molte controversie  sulla terapia o meglio sulla  tecnica chirurgica da eseguire in caso di Ca tiroideo.  Precisiamo subito che qui la terapia chirurgica e di   obbligo, ad essa  può essere associata nel post – operatorio  una chemioterapia  od una teraèia radiometabolica  quando  è stat eseguita una tiroidectomia totale.

Qui le principali tecniche adottate sono:

  1. Tiroidectomiaallargata
  2. “     “        totale
  3. “     “        subtotale
  4. LOBECTOMIAtotale+istmectomia (emitiroidectomia

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DEACONSON)

Il tipo istologico e lo stadio della neoplasia    influenzano molto  la scelta tecnica da parte    del    chirurgo . Certamente se ci si trova dinanzi ad un Ca   anaplastico in stadio avanzato , quando ormai la    chirurgia sarà  impossibilitata  ad ottenere risultati    curativi con l’intervento,  si può ricorrere alla   tiroidectomia allargata  con l’asportazione della intera   tiroide, delle strutture muscolari, vascolari    e    linfatiche del collo , invase dal processo neoplastico.    Generalmente negli altri casi  si ricorre  ad una tiroidectomia totale.

Molto si dibatte  anche sul tipo  di approccio chirurgico   da adottare in caso di Ca differenziato  della tiroide quali sono quelli follicolare  e quelli papillari.  Tale     problema è maggiore quando con la anamnesi  si rileva  una

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Loro associazione  con una pregressa  esposizione  ad   irradiazione del collo e\o capo.

Su tale  argomento  vale la pena riportare  i risultati  di   un suggestivo studio di DEACONSON; egli ha osservato  con un  programma  di screening  durato 12 aa .  ben 2118   pazienti con storia di precedente esposizione di irradiazione  del collo.

L’autore ha notato che il Ca tiroideo  intercorre  in   circa il 50%  di tali pazienti , infatti quando viene  eseguita una tiroidectomia totale  all’esame istopatologico  è frequente   riscontrare  multipli   microfocolai di Ca follicolare  o papillare.

Dunque  questi tipi istologici  di cancro  rappresentano  un  altro problema  che si pone  al chirurgo  e cioè quello  della multicentricità della lesione  che spesso può   essere rivelata solo all’esame istopatologico  (Ca

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occulti).

L’autore giustamente si è chiesto  se in tali pazienti  è giusto eseguire interventi radicali  quali una    tiroidectomia totale  o sub-totale gravate da un maggiore    rischio di complicanze  come la  ipocalcemia  da   ipoparatiroidismo secondario )2-4%)  e le lesioni   ricorrenziali (1-2%)  oppure possono  ottenersi risultati    sovrapposti  eseguendo una chirurgia meno demolitiva    quale una lobectomia + istmectomia (emitiroidectomia) ,   una lobectomia totale oppure meno.

Per stabilire ciò egli ha selezionato  59 pazienti  che   per tale ragione  avevano subito  una chirurgia radicale    (tiroidectomia  totale o subtotale)  e 78 pazienti  che avevano subito  una lobectomia od ancora meno.   Ebbene   seguendo tali pazienti  per un arco  di tempo di 12 aa.    Egli riporta solo  3 casi  di recidiva  del Ca tiroideo

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tutti i casi  si erano avuti  in pazienti  che avevano subito interventi  radicali  (due tiroidectomie  subtotale     ed una totale ).

Da quanto rilevato DEACONSON  afferma  che non vi sono    significative differenze di risultati  tra pazienti che    hanno subito resezioni limitate  e quelli che  hanno    subito resezioni estese  per ca tiroideo multicentrico  associato ad irradiazione  del collo. In tale  contesto   può essere inserito anche il problema relativo al ruolo    che deve svolgere  la linfoadenectomia  in caso di Ca  tiroideo differenziato. Molte controversie  sono nate a   tale proposito tra i fautori  di una linfoadenectomia  di PRINCIPIO   estesa a tutti i linfonodi  latero-cervicali   del collo  a scopo  profilattico  ed i fautori  di una  linfoadenectomia di  NECESSITA’ rivolta solo verso quei  linfonodi che si sono  dimostrati essere reale  sede di

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metastasi (LEONE).

Quest’ultima direttiva è certamente  quella che più si   confà con le recenti acquisizioni  della chirurgia  oncologica , infatti è da considerare utopistica la  possibilità di raggiungere  con la linfoadenectomia  di  principio un risultato  di radicalità per Ca del collo     vista la eterogeneità delle strutture linfatiche  di tale distretto che spesso non sono neanche accessibili       chirurgicamente .

Anzi recentemente si è notato addirittura  un risultato    prognostico sfavorevole  in caso di estese linfoadenectomie  di principio  evidentemente  in relazione alle gravi  menomazioni  che comporta  un simile intervento  col quale si viene ad annullare uno dei principali  sistemi      biologici  di difesa  antineoplastica  quale è quello  della  risposta immunitaria  locoregionale  che rappresenta,

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entro certi limiti , una barriera filtro  alla diffusione   metastatica.

Per concludere tale trattazione possiamo solo fare un  cenno riguardo le complicanze  che intercorrono nel corso di interventi  su noduli tiroidei e la modalità  con cui    si esegue il follow-up nel paziente operato  per Ca    tiroideo.

Per le complicanze ricordiamo che queste incidono  con  maggiore frequenza quando più estesa  è la resezione , per   cui intercorrono soprattutto in pazienti  trattati  per   problemi oncologici.

Esse sono un eventuale ipoparatiroidismo (2-4%)   subclinico o manifesto  con tetania  da ipocalcemia   conseguenza della asportazione  delle ghiandole  paratroidee ; le paralisi ricorrenziali (1-2%)  con    disfonia  da lesione dei nervi laringei inferiori  mentre

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non significativa è la mortalità  che intercorre  in tale    tipo di chirurgia (0.3%) ; tuttavia  recenti casistiche mettono in evidenza  un certo  aumento  della incidenza  di tali complicanze (PICCINI) .

infine  per quanto concerne il follow-up  post-operatorio  dei pazienti  oncologici , eso può essere  riportato a    quanto riassunto in TAB V ( DI GESU’) .

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Chiar.mo Prof Franco Leone

MC Call


 

Rosen

Se Tutti fossero pazzi, non esisterebbero i pazzi

se tutti fossero savi , non esisterebbero i SAVI


Giordano Bruno - Il Candelaio

DEACONSON

Sitogradia


PUBMED


 

Korean Association of Endocrine Surgeons(KAES)


 

KOREAN SURGICAL SOCIETY


 

KOREAMED


 

Società Italiana Unitaria di Endocrinochirurgia


 

Società Italiana di Chirurgia (SIC)

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